Le pettole di Santa Cecilia, quando tradizione e leggende vanno a braccetto.
Le pettole di Santa Cecilia sono delle palline, dolci o salate, tipiche del sud della Puglia, realizzate in pasta lievitata e fritte in olio bollente.
Taranto è la città che vanta una tradizione antica, succeduta da una leggenda che narra:
il giorno di Santa Cecilia, una donna si alzò per preparare il pane come da consuetudine. Mentre l’impasto lievitava, la signora – distratta dal suono delle zampogne – decise di scendere in strada per seguire i zampognari tra i vicoli della città. Al suo ritorno, la pasta era talmente lievitata che sarebbe stato impossibile preparare il pane.
Senza lasciarsi prendere dalla disperazione – e dalle urla dei figli che a gran voce reclamavano la colazione – la donna cominciò a friggere dei pezzi di pasta nell’olio. I figli gradirono queste invitanti sfere dorate a tal punto da chiedere alla madre il nome del piatto. La donna rispose così: “Pettel” (perché somigliavano a delle focacce che in dialetto vengono dette “pitte”).
Le pettole di Santa Cecilia perché proprio il 22 novembre?
Perché Santa Cecilia patrona dei musicisti a Taranto segna l’inizio dell’Avvento e nella primissima mattina, quando è ancora notte, in Città Vecchia alle 03.30 vi é la benedizione delle bande e a seguire il tradizionale giro mattutino di 4 gruppi bandistici nelle strade inebriate già dall’odore di pettole fritte per tutti.
Pettole di Santa Cecilia: ricetta
Non ci sono dosi, si fanno a sentimento!
Basta formare una pastella tipo colla con acqua, farina, un pizzico di sale e lievito. Si lascia lievitare finché non si formano delle bolle. Potete condire l’impasto con tonno, capperi oppure versione dolce con pezzetti di cioccolata e appena fritti ed ancora calde spolverate con zucchero semolato. La versione base però è quella più apprezzata.